Canti. Edizione corretta, e notabilmente accresciuta: The greatest poet of the Italian nineteenth century and one of the most important figures in the literature of the world

(mm 155x95); pp. 180, (1). Cartonatura editoriale originale (dorso abilmente restaurato). Nonostante qualche fioritura, bell'esemplare, completo dell'occhietto prima del frontespizio e con i margini intonsi.

Last edition of the Canti published before the author's death.

E' esemplata sull'edizione di Saverio Starita (Napoli 1835) e, come quest'ultima, ospita trentanove componimenti, numerati in numeri romani: ai ventitré dell'edizione Piatti del 1831 - All'Italia, Sopra il monumento di Dante che si preparava in Firenze, Ad Angelo Mai quand'ebbe trovato i libri di Cicerone della Repubblica, Nelle nozze della sorella Paolina, A un vincitore nel pallone, Bruto Minore, Alla Primavera, o delle favole antiche, Inno ai Patriarchi, o de' principii del genere umano, Ultimo canto di Saffo, Il primo amore, L'infinito, La sera del giorno festivo, Alla luna, Il sogno, La vita solitaria, Alla sua Donna, Al Conte Carlo Pepoli e, in prima edizione, Il Risorgimento, A Silvia, Le ricordanze, Canto notturno d'un pastore vagante dell'Asia, La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio - sono qui aggiunti, tra gli altri, i canti del Ciclo di Aspasia, Sopra un basso rilievo sepolcrale, Il passero solitario e la Palinodia al marchese Gino Capponi. Chiudono il volume cinque Frammenti.
E' noto che Leopardi rimase deluso e amareggiato dall'edizione dello Starita: gli errori sono numerosissimi e l'Errata corrige ne menda solo alcuni. Il poeta si sfogò allora con il De Sinner, definendo l'editore " pidocchioso libraio, il quale avendo raccolto col suo manifesto un numero di associati di maggiore che non credeva, sicuro dello spaccio, ha dato la più infame edizione che ha potuto, di carta, di caratteri e di ogni cosa " (lettera del 3 ottobre 1835 cit. in De Robertis, p. XCIV).

Benché non autorizzata dall'Autore, l'edizione Piatti del 1836 risulta dunque ben più corretta rispetto a quella napoletana, tanto che il Cappelletti poteva affermare: "Moltissime sono le mutazioni fatte in questa edizione, la quale si può dire l'ultima lezione adottata dall'autore" (Saggio di una bibliografia leopardiana).

Mazzatinti, 681.